I Gemelli Cannone invadono Marte! E noi illustriamo le loro avventure!
Quante cose crediamo di sapere dell’Universo, e invece ci
sbagliamo!
Prendete ad esempio il pianeta Marte: lo chiamiamo “Pianeta Rosso”
perché secondo noi non è che un immenso deserto di sabbie e pietre, rosse per
l’appunto, su cui non abita nessuno, dato che l’atmosfera è irrespirabile e non
c’è più acqua.
Scemenze! A nessuno di quei professoroni che studiano tutti i
giorni Marte è mai venuto in mente che forse quelle pietre non sono affatto
pietre, ma palazzi, oppure case, o scuole, o persino elefanti marziani, che se
visti di schiena sembrano proprio grandi massi.
I marziani stessi possono
facilmente essere confusi per pietre rotonde, se osservati da occhi inesperti.
Sono piuttosto piccoli, grossi circa come palline da tennis.
Quando non cavalcano i loro elefanti, si muovono molto, ma molto, ma davvero tanto, lentamente: per fortuna non hanno mai fretta di arrivare da nessuna parte.
Sono piuttosto piccoli, grossi circa come palline da tennis.
Quando non cavalcano i loro elefanti, si muovono molto, ma molto, ma davvero tanto, lentamente: per fortuna non hanno mai fretta di arrivare da nessuna parte.
Hanno due gambe corte e quattro braccia, anche se è considerato molto
maleducato usare più di un braccio alla volta per fare qualunque cosa.
A
dispetto del nome che abbiamo dato al loro pianeta (Marte è il dio della guerra
degli antichi romani), e a tutte le storie che si sentono sui marziani, essi
amano la pace. Hanno gusti semplici nel vestire, e mangiano sabbia: per il loro
palato non esistono due granelli di sabbia che abbiano lo stesso gusto, per cui
si può dire che mangiano sempre cose diverse.
Ai marziani piace cantare in coro
e giocare a uno sport di squadra che si chiama Sassoquadro, le cui regole sono
incomprensibili per un non marziano.
I marziani si sono accorti degli strani
marchingegni che atterrano sul loro pianeta inviati da noi terrestri, e ogni
volta che ne avvistano uno se ne stanno fermi immobili per confondersi con il
panorama.
Lo fanno perché sono terrorizzati dagli alieni, cioè da qualunque
cosa non sia marziana: in effetti, per un marziano gli alieni siamo noi.
Ma
come mai i marziani sono tanto terrorizzati dagli alieni?
Il motivo è semplice:
qualche tempo fa ne hanno incontrati due, e non è stata una bella esperienza.
Gli alieni erano in realtà due terrestri. Una coppia di gemelli, per
l’esattezza.
Due semplici bambini, per gli abitanti della Terra: un autentico
flagello alieno per i poveri marziani.
I gemelli in questione si chiamavano
Nico e Nica Cannone.
All'epoca dei fatti avevano dieci anni, ed erano noti come
due piantagrane da campionato mondiale.
Non erano cattivi: erano solo tanto
curiosi, molto fantasiosi e davvero molto, ma molto, indisciplinati.
Se gli
veniva in mente qualcosa, qualunque cosa, non avevano nemmeno bisogno di
dirsela che era già fatta, col massimo chiasso possibile.
A loro discolpa si
può dire che i genitori non gli dedicavano molte attenzioni: la mamma era una
famosa violinista sempre in giro per il mondo a suonare, e il padre - il
professor Cannone - era un inventore con la testa persa nei suoi progetti.
Un
giorno il professore venne convocato dalla preside della scuola, perché i
gemelli Cannone, con lo scopo di evitare il compito in classe di matematica,
avevano chiuso l’insegnante nello sgabuzzino delle scope. Interrogati,
sostenevano che erano venuti i marziani a rapirla, per cui ogni ricerca era
inutile e tanto valeva andare tutti in cortile a giocare.
La preside consigliò
al professor Cannone due cose: di star più dietro a propri figli, innanzitutto,
e di dargli una punizione esemplare.
Il professor Cannone, che era un brav'uomo
ma proprio non ce la faceva a non pensare ai suoi progetti, non trovò di meglio
che ordinare ai gemelli di pulire da cima a fondo il magazzino in cui custodiva
le invenzioni inutilizzate, e si chiuse nel suo laboratorio a fare calcoli.
Nico e Nica non potevano sperare di meglio.
Appena entrati buttarono da parte
scope e strofinacci e si misero a trafficare con le invenzioni del padre.
Staccavano un cavo di qua e lo collegavano di là, toglievano una lampadina di
qui e la infilavano lì, un tubo da su per metterlo giù, una batteria a destra
per metterla a manca.
Alla fine si trovarono per le mani quella che pareva in
tutto e per tutto una navicella spaziale.
Il tempo di recuperare due tute
spaziali e due mazze da baseball per difendersi dai terribili alieni, ed eccoli
a bordo del mezzo, pronti a giocare agli esploratori dello spazio.
“Dove si
va?” domandò Nica.
“Che domande! Su Marte a combattere i marziani!”, rispose
Nico.
Nica scrisse “Marte” sul computer che avevano infilato nella cabina, e
Nico schiacciò il pulsante
“VIA”“VVVVVVVRRRRRRRROOOOM”, fecero insieme, per
imitare il rombo del razzo.
Caspita, erano davvero bravi: il rombo sembrava
vero.
Fecero per complimentarsi l’un con l’altro, ma si accorsero che non solo
il rumore c’era davvero, ma diventava sempre più forte.
I gemelli Cannone non fecero in tempo a dirsi
“Scappiamo”, che l’astronave aveva già sfondato il tetto e superato piccioni,
nubi e atmosfera terrestre.
Ora stavano viaggiando nello spazio profondo, oltre
la Luna.
Eccitatissimi, i gemelli videro davanti a loro una palla rossa
diventare sempre più grande: stavano arrivando sul pianeta Marte.
L’astronave
dei gemelli Cannone atterrò con diversi sobbalzi e si arrestò contro una grande
roccia.
La quale, in realtà, non era solo una grande roccia, ma il Palazzo del
Presidente di Marte.
I gemelli balzarono giù dall'astronave, e per prima cosa si accorsero di poter fare salti enormi.
Loro, che non avevano mai studiato un tubo, non lo sapevano, ma Marte è più piccolo della Terra, quindi c’è una gravità minore, che vuol dire che i loro corpi pesavano di meno.
Eccoli allora a saltare di qua e di là, ridendo e urlando felici, ignari di trovarsi in mezzo alla capitale di Marte, e che ad ogni salto distruggevano case, scuole, sale biliardo e grandi magazzini, e centinaia di piccoli Marziani terrorizzati sgambettavano - molto lentamente - da tutte le parti: ai gemelli Cannone parevano solo piccoli sassi che rotolavano via.
Nico ad un certo punto si accorse di poter sollevare pesanti roccioni.
Si sentiva forte come Superman.
Eccolo allora afferrare il Palazzo Presidenziale di Marte e scagliarlo oltre l’orizzonte.
Nica lo imitò, e un intero Stadio di Sassoquadro con tanto di squadre e spettatori volò molto lontano e atterrò a testa in giù.
Per fortuna i Marziani sono duri come pietre, e quindi non si facevano male.
Ma il trambusto era impressionante, e un’intera città era rasa al suolo.
Il Presidente di Marte dovette allora prendere la drastica e spiacevole decisione di arrendersi ai due temibili alieni e consegnare loro l’intero pianeta.
I gemelli, va detto, erano del tutto ignari del disastro che avevano combinato, così come di essere diventati i padroni di Marte.
Non erano cattivi, e se qualcuno gli avesse insegnato un po’ di rispetto e spirito di osservazione, si sarebbero accorti dei marziani e magari avrebbero stretto una bella amicizia.
Siccome sentivano lo stomaco brontolare e si erano divertiti abbastanza, decisero che era ora di tornare a casa a far merenda.
Salirono a bordo dell’astronave, digitarono “Terra” sul computer e ripartirono, tra le urla festanti dei marziani.
Atterrarono nel giardino di casa, distruggendo il gazebo.
Ad attenderli trovarono la mamma e il papà, che si dimostrarono molto più abili dei Marziani a rimetterli in riga.
Naturalmente non credettero a una parola riguardo al viaggio su Marte, però si resero conto che era il caso di essere due genitori un poco più presenti, per ciò tutto quel trambusto almeno è servito a qualcosa.
Tornando ai marziani, è del tutto comprensibile che ora se ne stiano ben nascosti, appena vedono qualcosa di strano atterrare sul loro pianeta.
Gli astronauti terrestri che un giorno arriveranno su Marte dovranno fare un bel lavoro per cambiare l’idea che i suoi abitanti si son fatti dei terrestri.
Ammesso che si rendano conto che il pianeta è abitato.
Clicca QUI per leggere i Lunoidi!
I gemelli balzarono giù dall'astronave, e per prima cosa si accorsero di poter fare salti enormi.
Loro, che non avevano mai studiato un tubo, non lo sapevano, ma Marte è più piccolo della Terra, quindi c’è una gravità minore, che vuol dire che i loro corpi pesavano di meno.
Eccoli allora a saltare di qua e di là, ridendo e urlando felici, ignari di trovarsi in mezzo alla capitale di Marte, e che ad ogni salto distruggevano case, scuole, sale biliardo e grandi magazzini, e centinaia di piccoli Marziani terrorizzati sgambettavano - molto lentamente - da tutte le parti: ai gemelli Cannone parevano solo piccoli sassi che rotolavano via.
Nico ad un certo punto si accorse di poter sollevare pesanti roccioni.
Si sentiva forte come Superman.
Eccolo allora afferrare il Palazzo Presidenziale di Marte e scagliarlo oltre l’orizzonte.
Nica lo imitò, e un intero Stadio di Sassoquadro con tanto di squadre e spettatori volò molto lontano e atterrò a testa in giù.
Per fortuna i Marziani sono duri come pietre, e quindi non si facevano male.
Ma il trambusto era impressionante, e un’intera città era rasa al suolo.
Il Presidente di Marte dovette allora prendere la drastica e spiacevole decisione di arrendersi ai due temibili alieni e consegnare loro l’intero pianeta.
I gemelli, va detto, erano del tutto ignari del disastro che avevano combinato, così come di essere diventati i padroni di Marte.
Non erano cattivi, e se qualcuno gli avesse insegnato un po’ di rispetto e spirito di osservazione, si sarebbero accorti dei marziani e magari avrebbero stretto una bella amicizia.
Siccome sentivano lo stomaco brontolare e si erano divertiti abbastanza, decisero che era ora di tornare a casa a far merenda.
Salirono a bordo dell’astronave, digitarono “Terra” sul computer e ripartirono, tra le urla festanti dei marziani.
Atterrarono nel giardino di casa, distruggendo il gazebo.
Ad attenderli trovarono la mamma e il papà, che si dimostrarono molto più abili dei Marziani a rimetterli in riga.
Naturalmente non credettero a una parola riguardo al viaggio su Marte, però si resero conto che era il caso di essere due genitori un poco più presenti, per ciò tutto quel trambusto almeno è servito a qualcosa.
Tornando ai marziani, è del tutto comprensibile che ora se ne stiano ben nascosti, appena vedono qualcosa di strano atterrare sul loro pianeta.
Gli astronauti terrestri che un giorno arriveranno su Marte dovranno fare un bel lavoro per cambiare l’idea che i suoi abitanti si son fatti dei terrestri.
Ammesso che si rendano conto che il pianeta è abitato.
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